di Davide Tedeschini – Non si può pensare al futuro della Destra senza ripartire dal dato elettorale e dalle proiezioni successive. Fino a che non avvengono eventi significativi, il dato è che sono stati scelti i partiti più grossi, ossia 3 partiti, PdL, Pd, M5S e Scelta Civica, (Berlusconi, Bersani, Grillo, Monti) nessuno dei quali esce pesantemente sconfitto, tranne quello di centro (non entrato al Senato)che comunque serba nei suo confronti il favore dell’opzione di un nuovo governo tecnico di grande coalizione.
I problemi italiani sembrano soprattutto problemi culturali, superati negli altri paesi europei con diverse alternative ma ben ammortizzate dal traino dell’economia, più florida nel nord Europa che nel Mediterraneo. In Italia la radicale contrapposizione di due poli sin dal dopoguerra, oggi viene meno in quanto una forza anarchica, quella del M5S di Grillo mascherata da forza riformatrice, è riuscita ad avere alla Camera e al Senato c.a il 25% dei voti, oltre all’anomala presenza del precedente governo tecnico ‘del Presidente’ che si è presentato alle elezioni ottenendo per forza di inerzia una percentuale troppo piccola per essere decisivo.
In particolare Fd’I ha intercettato in maniera subdola i voti che altrimenti sarebbero andati al primo partito a destra del PdL. Non è fantascienza pensare che nel Lazio, questi due partiti possono ottenere insieme percentuali lusinghiere come il 7 o l’8%, ma per fare questo bisognerebbe costruire qualcosa di nuovo, bypassando etichette come ‘destra’ e ‘centrodestra’ormai obsolescenze linguistiche sebbene sensate concettualmente, altrimenti: perché la stragrande maggioranza degli italiani hanno identificato il PdL come destra, mentre nel partito ci si accaniva a definirsi di destra quando invece sarebbe stato forse utile glissare su certe contraddizioni linguistiche, soprattutto se questi discorsi vengono resi pubblici in qualche social network?
Quindi il sogno di un grosso partito di destra spetterebbe a Berlusconi e la destra non sarebbe che una costola di un grande partito. Chi volesse fare una cosa del genere dovrebbe avere una venerazione tale di Berlusconi, da non aver paura di stare 10 punti percentuali sotto a 2 mesi dalle elezioni, o accettare nomine o liste dettate dalle dinamiche della comunicazione massmediatica a cui abbiamo detto che non possiamo sottrarci. Basti fare un esempio: l’ultima trasmissione di Servizio Pubblicodi Santoro non aveva le sembianze del solito talk show, ma di una diretta streaming di un direttivo del PD, allargato a giornalisti e società civile seppure su un canale televisivo come La7, a imitazione della webcam dell’albergo dei M5S.
Se non prevarranno ragioni di coesistenza o fusione con medio/grandi realtà politiche, o costole di esse, non potremo dar vita a un movimento competitivo, andando a perdere il consenso ricevuto che è sempre una fetta importante di persone che non si sono fatte illudere dalcanto delle sirene degli altri partiti. C’è poi sempre chi come F.d’I. non ha avuto alcuno scrupolo a mettersi in lite conLa Destra, con l’ultima lettere di LaRussa sul Giornale quando invece i grandi uomini di Stato e della Politica, sanno intuire quando è il momento di tacere. E’ veramente il momento di risolvere il problema di coesistenza nella stessa zona politica con Fd’I, altrimenti saremmo autorizzati a qualsiasi decisione in prossimità delle elezioni amministrative, che si terranno tra un anno (a prescindere di quelle di Roma e non spetta a me dare giudizi).
Il partito della Destra è cambiato alle ultime elezioni: non solo exAn ma anche ex Fi sono entrati nel partito, ricordo a tutti che si tratta di sigle chiuse da 5 anni, ridicolo che tra di noi si tende a rispolverarle: non è più il caso di qualche ingresso atipico ma addirittura si parla di una presenza determinante per la sopravvivenza del partito, che è situazione ben diversa da quella in cui si potrebbe decidere di fare a meno di qualcuno. Tutti quelli che aderiscono all’ideale sono con noi e vanno rispettati una volta dentro, altrimenti si diventa oggetto di qualsiasi tipo di ritorsione, forse già avvenuta nell’ultima tornata elettorale. Basta vedere il moltiplicarsi delle microsigle di partitini di estrema destra o di centrodestra: in alternativa non possiamo che dialogare con quello che la maggioranza degli italiani considera destra: il PdL. In una Italia antifascista da anni e anni, entrare in questo partito denota un coraggio personale degno di un leader in grado di superare qualsiasi avversità: questo complimento meritano i nuovi aderenti provenienti dal centrodestra o da qualsiasi altro posizionamento politico. In più non si può relegare alla sola esperienza di twitter o facebook, chi ha operato bene in tal senso. Se si incrociano i dati di adesione a gruppi virtuali, ci accorgeremo che mediamente il partito nutre speranze dove è avvenuto il ‘meet up’ ossia dove è corrisposto il lavoro di rete alla tradizionale sede di partito, dove ciò non è già avvenuto inutile pensare che si possa riparare. Le persone che hanno realizzato queste dinamiche come il sottoscritto, senza troppo guardare le gerarchie territoriali o sgomitamento di correnti (come in AN), vanno adeguatamente sostenute al partito, e non possono nuovamente essere danneggiate in sede di compilazione di liste o candidature, altrimenti è perfettamente inutile parlare di ‘aggiornamento’ e di un nuovo partito.
E’ triste leggere che si parla più di percentuali che di voti. L’Italia ha più bisogno che mai di una destra vera, anche se minoritaria ed utopica. “Memento audere semper”, “santi, pazzi, eroi”…sono frasi nostre, di destra…dove sono finite? Perché considerare la sinistra un nemico? Non è forse un interlocutore con cui costruire il dialogo democratico? Leggo che c’è la preoccupazione per l’ascesa dell’anarchia grillina, e condivido questi timori. Ma vedo nella destra un nemico peggiore: il centrodestra autolegittimato, ridicolo e ambiguo, una sorta di DC rediviva. Siate radicali, sono la storia ed il paese a chiedervelo!
E’ triste leggere che si parla più di percentuali che di valori. L’Italia ha più bisogno che mai di una destra vera, coraggiosa, agguerrita, anche se minoritaria ed utopica. “Memento audere semper”, “santi, pazzi, eroi”…sono frasi nostre, di destra…dove sono finite? Perché demonizzare gli avversari, come fa il dott. Berlusconi? Perché considerare la sinistra un nemico? Non è forse un interlocutore con cui costruire il dialogo democratico? Leggo che c’è la preoccupazione per l’ascesa dell’anarchia grillina, e condivido questi timori. Ma vedo nella destra un nemico peggiore: il centrodestra autolegittimato, ridicolo e ambiguo, una sorta di DC rediviva. Siate radicali, sono la storia ed il paese a chiedervelo!
Si Simone ma la situazione in cui versa la nostra generazione ci impone una maggiore serietá nell’analisi politica che non riguardi il solo coraggio della radicalitá. Qualora questa radicalitá si presentasse solo con simboli e slogan, allora mi troveresti del tutto contrario. Molti italiani sono stufi delle vecchie collocazioni di area, tanti non conoscono neanche la storia dei piú semplici movimenti, ad altri attribuiscono tutte le responsabilitá dell’attuale crisi. Bisogna state molto, se non completamente con i piedi per terra: i nostri valori sono stati rubati da PdL, Fli, Fdi, m5s e altri partiti. Ad esempio la ‘sovranità’ é nata dalla Destra. Sai chi ne ha parlato? Tutti, ma noi siamo fuori dal Parlamento.