di Alessandro Nardone – Quante cose ti racconterei, se ti avessi di fronte a me, caro Sergio. Pensa che te ne sei andato giusto un anno prima che io arrivassi, eppure la tua presenza è stata tra le poche, pochissime, capaci di dare un senso al mio percorso di ragazzo che passo dopo passo si è fatto uomo e padre. Tutto cominciò un giorno come tanti, quando mi capitò tra le mani il libro che racconta la tua storia, che non definisco triste perché ad essere tristi sono le esistenze di quelle anime fatte di aria viziata che ti hanno rubato il futuro in nome di un’ideologia sepolta dal passato.
No, la tua è storia di semplicità e coraggio, quella di un ragazzo apparentemente come tanti che ha difeso come pochi la scelta di non omologarsi al pensiero unico non nascondendo il proprio, pur nella consapevolezza che rifiutando il comodo rifugio dell’ignavia avrebbe esposto se stesso alle gelide intemperie di un clima in cui soffiava forte, il vento dell’odio.
Tu facevi loro paura, caro Sergio, perché avevi un volto troppo pulito, modi troppo gentili e financo capelli troppo lunghi per poterti permettere il lusso di stare dalla parte di quelli che loro consideravano alla stregua del nemico da abbattere. Loro ti odiavano perché non hanno potuto amarti, caro Sergio, accecati com’erano dall’esigenza morbosa di affermare e dimostrare la loro presunta superiorità, hanno visto in te e nella tua scelta una sorta di affronto antropologico. Meglio morto che fascista, devono aver pensato, in quelle loro menti atrofizzate dal continuo fluttuare nella bile.
Trovai più risposte nello sguardo umido e affettuoso di tua Mamma che non in mille e mille parole spesso e volentieri di circostanza, e mettendo piede nella tua stanza compresi, forse per la prima volta in vita mia, che la presenza di una persona non è necessariamente sinonimo di corpo, ma essenzialmente di spirito.
Un giorno racconterò a mia figlia che molte delle mie azioni le ho compiute seguendo il tuo esempio, e che alcune delle mie relazioni più importanti sono nate e cresciute all’ombra del tuo nome. Le parlerò di un giovane ragazzo con un coraggio da leone, la cui storia non reclama compassione o pietà, ma che va raccontata e tramandata perché sa di libertà.