Alessandro Nardone mi ha spiazzato. Già, perché quando mi ha confidato che stava lavorando al suo nuovo libro mi aspettavo – e come me credo molti – se non il seguito vero e proprio, qualcosa di molto simile al suo primo romanzo, il bestseller Ti odio da morire. Invece mi sono trovato tra le mani un thriller fantapolitico ambientato negli Stati Uniti. Lo ammetto, all’inizio ero un po’ titubante, ma è bastato leggere le prime righe per trasformare lo scetticismo iniziale in voglia di divorare il libro che avevo tra le mani. Insomma, toglietevi dalla testa lo stereotipo dei thriller pesanti e macchinosi: Il Predestinato è una storia scorrevolissima, incalzante, piena di colpi di scena, ma anche divertente e – aspetto fondamentale – scritta con uno stile che la rende leggibile da chiunque. Detto questo veniamo all’autore, chiedendo direttamente a lui di parlarci della sua ultima creatura.
Dunque Alessandro, bando ai convenevoli ed alle domande di rito, c’è una cosa che voglio chiederti: chiunque, se non sapesse che è stato scritto da un italiano, darebbe per scontato che si tratti di farina del sacco di un autore americano. Mi spieghi come hai fatto ad essere così verosimile?
Beh, prima di tutto si tratta di luoghi in cui sono stato e che adoro, come la California ed Aruba. Poi, però, visto che non ci ho mai vissuto, mi sono dovuto documentare, passando ore ed ore a studiare. Sotto questo punto di vista è stato il libro più difficile da scrivere in quanto, oltre che sulle locations, ho dovuto fare ricerche sulla Cia, l’Fbi, il Datagate… anche perché il fatto che si tratti di un romanzo, e quindi di finzione, non significa che si possano scrivere castronerie.
Ora, visto che hai parlato di Datagate ed intelligence, ti chiederei di addentrarci nella trama.
Certamente. Il Predestinato è la storia di Alex Anderson, giovane rappresentante repubblicano al Congresso degli Stati Uniti che, improvvisamente, diventa il bersaglio di Chuck Dillinger, ex agente della Cia che ha tradito il suo Paese divulgando decine di documenti segreti riguardanti l’attività della National Security Agency. Per la sua appartenenza a Skull and Bones, Anderson viene accomunato ai Bush e ritenuto l’emblema del sistema da abbattere. L’anello di congiunzione tra i due è la misteriosa Maggie Jones.
Quanto alla trama direi di fermarci qui, anche perché dentro ad ogni pagina si nasconde una sorpresa che è giusto lasciare ai lettori. Vorrei però chiederti come ti è scattata la molla per inventare una storia simile. Nella prefazione parli di una misteriosa donna americana conosciuta in Svizzera, su un treno per Zurigo…
Già, è stata lei a far scoccare la fatidica scintilla, attaccando bottone e parlandomi del Datagate in maniera tanto approfondita da spingermi a pensare che fosse qualcosa di più, che una cittadina americana ben informata. Ma le mie sono soltanto semplici supposizioni, sia chiaro. Quanto alla storia, poi, devo dire che, come accadde per Ti odio da morire, in un certo senso sentivo che fosse già scritta. La prima stesura è durata circa sei mesi durante i quali, scrivendo esclusivamente di notte, ho dormito veramente poco.
Quindi è davvero tutto inventato?
Assolutamente. Come ho scritto nella prefazione, pur prendendo spunto da fatti di cronaca, Il Predestinato è un romanzo: chi volesse leggere un saggio sul Datagate, su teorie cospirazioniste o fosse in cerca di risposte su questi argomenti, ha centinaia di altri libri tra i quali scegliere.
Più chiaro di così si muore. Senti Alessandro, adesso veniamo alla pubblicazione. Non si puo’ certo dire che tu sia un esordiente, anzi. Puoi spiegarci, allora, cosa ti ha spinto a scegliere la strada del selfpublishing anziché quella di un editore tradizionale?
Ti ringrazio per la domanda, perché si tratta di una scelta per me molto importante. Anzitutto una premessa: per me la scrittura è una passione, non un lavoro. Detto questo, da quando Ti odio da morire è entrato in classifica, sono state diverse le case editrici che mi hanno contattato ma, una volta ricevuti primi i contratti, l’entusiasmo si è ben presto raffreddato: diciamo che tempi e condizioni non erano esattamente quelli che mi aspettavo. Così, dopo essermi confrontato con Irene, ho deciso che fosse giusto scegliere una strada diversa, ed ho contattato Alessandro De Giorgi, Ceo di Youcanprint.it, una piattaforma di self-publishing davvero all’avanguardia. Grazie alla loro partnership con Fastbook Il Predestinato è disponibile in 4.000 librerie ed in tutti gli stores digitali.
Adesso voglio proporti un gioco: potendo sognare, da chi vorresti che fossero interpretati i protagonisti del tuo libro?
Ammetto di aver già ceduto a questa tentazione. Dunque, visto che per il momento si tratta di sogni, allora tanto vale sognare in grande: per il ruolo di Alex vedrei bene Leonardo Di Caprio, Mattew Mccounaghey per quello di Matt, Cate Blanchett per Veronica, Al Pacino sarebbe un Frank Da Silva stellare. Poi il grande Sylvester Stallone nei panni di John Bennett e, per la parte del cattivo, l’inossidabile Mickey Rourke.
Ed alla regia?
Martin Scorsese, ovviamente!
Leggendo le oltre duecento recensioni collezionate su iBooks da Ti odio da morire, ho notato che molti lettori accomunano il tuo stile a quello dello scrittore francese Guillame Musso, ti ci rivedi?
Sono un suo grande fan, ovvio che l’accostamento mi lusinghi ma, per dirla con una metafora calcistica, lui è un Pallone d’Oro, mentre io sono uno che si diverte giocando nei campetti di periferia.
Come scrivevo all’inizio, da te molti si aspettavano un seguito di Ti odio da morire o, comunque, un’altra storia d’amore ambientata in provincia, come mai questo cambiamento?
Per natura non amo i cliché e, se avessi scritto qualcosa solo in funzione del successo di Ti odio da morire, con ogni probabilità avrei fallito miseramente. Diciamo che ho provato ad inventare la storia che io stesso avrei voluto leggere.
E così ti sei rimesso in gioco. Oramai sei al tuo terzo libro, quale obiettivo ti sei posto, in termini di numeri, per Il Predestinato?
Fare previsioni è impossibile per i grandi scrittori, figuriamoci per me. Ovvio che farò di tutto perché il libro abbia successo, ma sempre tenendo i piedi ben saldi a terra. La cosa che più m’importa, e te la dico a costo di risultare retorico, è che, pochi o tanti che siano, i lettori de Il Predestinato arrivino all’ultima riga e pensino: “Ma come, è già finito?”. Sì, insomma, che si sentano avvolti da quel sottilissimo velo di malinconia che ti assale quando ti rendi conto di aver finito di leggere un libro che ti è piaciuto e che, quindi, dovrai separarti dai suoi protagonisti e dai luoghi in cui era ambientato.
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