di Davide Tedeschini – Qualcuno si è svegliato male oggi ma finalmente ha capito cosa vuol dire far parte delpartito berlusconiano: un partito in cui il capogruppo berlusconiano si rammarica per l’occasione persa delle ‘primarie’, in programma dallo scorso giugno e che non si faranno il 16 dicembre. Anche volendole fare in contrapposizione a quelle di centrosinistra, si sarebbero ridotte sempre a primarie farsa, tra entità fittizie: mentre nel centrosinistra se la sono vista il sindaco di Firenze e il segretario di partito di due generazioni diverse (che eterogeneità contando anche il segretario di Sel!), nel PdL si sarebbero scontrati il segretario nominato con altri nominati nell’ufficio di presidenza dello stesso partito. Quindi si ritorna a bomba: il pdl cambierà nome, forse Forza Italia 2.0, rimane un partito di cartello in cui solo se sgomiti in maniera politicamente scorretta riesci ad emergere, in cui conta il contante e non solo.
Se per alcuni valeva la pena farne parte quando stava al 38%, alle scorse amministrative ha fatto registrare valori intorno al 10% o anche meno. Sembrerebbe un partito in cui la gerontocrazia mette in discussione tutto il lavoro dei ‘giovani’?No, c’è qualcosa di più: i costi della politica mettono in difficoltà le decisioni all’interno e la meritocrazia si confonde col ‘contante’, con gli interessi personali e con la conservazione delle poltrone, con la guerra di piccoli colonnelli e padroncini romani. Pensate ad esempio all’ormai inutile affissione ‘senza paura’ su tutta Roma di Giorgia Meloni, che pensava di partecipare alle primarie, non si sa bene a che scopo: avrebbe corso contro il quarantenne Alfano, privandoci di uno scontro tra generazioni che invece c’è stato nel centrosinistra; pensate al nuovo partitino di La Russa che parte male col nome ‘centrodestra italiano’, pensate a quante voci si sono alzate pro e contro il giovane segretario Alfano.Pensate infine al grosso impegno che Berlusconi ha sempre espresso nelle campagne elettorali per la premiership: non c’è paragone. Insomma qui si fanno sempre i conti senza l’oste, ossia si parla di politica ma poi si aspetta che qualcuno, come succedeva una volta, cacci i soldi per la campagna elettorale oppure si cacciano inutilmente per battaglie personali, (come quelle della Meloni) ma non per il ‘partito’.
Ad esempio non è stato difeso Storace per aver affisso su Roma i manifesti dell’assoluzione dal processo che ha tolto regione e ministero al centrodestra. Soldi solo in quest’ultimo caso spesi per restituire dignità a tutto il centrodestra, non solo a Storace, non solo a La Destra, soldi spesi per un motivo serio, che riguarda tutti. E il PdL ha perso ancora una volta il treno. Insomma tutta la vicenda delPdL fa pensare che non ci sia capacità di saper spendere bene i soldi, di far combaciare la gestione del partito con le necessità dell’Italia, che non ci sia alcuna lucidità di quello che è successo in questi anni.
Ci si aspetta solamente che Berlusconi metta i soldi per la campagna elettorale di altri, e che lo faccia in province e comuni l’imprenditore locale, il costruttore, il commerciante: cosa ci aspettiamo diventi la politica? Una politica che si ridurrà alla restituzione di un ‘favore’, il pagamento delle cosiddette ‘cambiali elettorali’che pagheremo noi cittadini. In tempi di lucidità lo show delle primarie di centrosinistrasarebbero state additate quale sprechi della sinistra, invece passano per essere vere primarie.
Berlusconi scese in campo nel 1994 con motti quali:‘il partito degli eletti’, ‘partito degli imprenditori’ che alludevano alla eliminazione degli intermediari quali responsabili della malapolitica, percui il risultatosarebbe dovuto esserel’abbassamento del debito pubblico, causatoda sprechi, da strane dinamiche di spesa, appalti e buchi che ricordano le contraddizioni del caso ‘Fiorito’ e per i meno giovani le tangenti della prima repubblica.
Col passare del tempo si sono visti i limiti di una teoria che avrebbe dovuto salvare l’Italia, a prescindere dalle ideologie: quella degli imprenditori in campo. Solo La Destravuole una divisione netta della figura del politico e dell’imprenditore: partendo da queste conclusioni non è difficile capire perché La Destra non ha partecipato all’ammucchiata di 5 anni fa del PdL e perché La Destra abbia una visione equilibrata della politica e del suo finanziamento a partire dalla proposta di fare primarie di coalizione.
Verosimilmente La Destra non è stata coinvolta in alcuno scandalo, mantenendo intatta la sua trasparenza e onestà nei confronti degli elettori e crescendo percentualmente ogni giorno sempre di più e avrebbe fatto comodo a una vera competizione di centrodestra.
Altri componenti della vecchia AN hanno fatto un compromesso di cui forse non si sono resi conto (oppure stavano in malafede), la cui sostanza si è vista con la cancellazione delle primarie del PdL e con una convulsa reazione:la nascita dinuovi partitini che ancora una volta tradirebbero le necessità del popolo italiano. L’unica cosa che avrebbero dovuto fare era invece un appoggio ideale a Storace, provenuto invece da voci libere come quella dal giornalista Marcello Veneziani e dal deputato Guido Crosetto, mentre una schiera di consiglieri e assessori di tutta Italia poco conosciuti a livello nazionale ma determinanti nei numeri, continuano silenziosamente a entrare nel La Destra. Il resto è solo un rumoroso naufragio del centrodestra.