di Vittorio Belluso – Sapete quante situazioni del tutto simili a quella di Eluana Englaro conosco, io che faccio il farmacista in una medio piccola comunità? Due.
Eppure siamo ancora qui a parlare di Eluana come se fosse una cosa che ci riguarda tutti in eguale maniera, in un mondo diviso fra chi si erge aprioristicamente a giudice pro o contro la vita, schierandosi a favore o contro il presunto diritto del genitore di decidere della sorte del figlio.
Ma come si fa ad ergersi a giudici di situazioni, di drammi, che solo chi li vive in prima persona può capire? Badate bene, io non mi schiero tanto pro o contro l’eutanasia, quanto contro tutti coloro che parlano di situazioni che non conoscono. E’ una cosa che mi irrita. E ciò è appannaggio di molti, cattolici come laicisti.
L’esperienza che, indirettamente vivo, è quella di due ragazze, che, una in seguito ad un incidente automobilistico, l’altra per una meningite fulminante contratta nell’ infanzia, sono ridotte entrambe ad una vita vegetativa. Eppure, entrambi quei due padri che dedicano la loro vita al capezzale delle relative figlie, io non mi permetto di giudicarli, perchè ne vedo la sofferenza e l’amore filiare infinito, oserei dire, sublime. Qualunque decisione essi abbiano preso, sia per la vita che per una fine di un tutto, ritengo che vada rispettata in silenzio.