di Iris Pigeon – Questi mesi intensi, sia fisicamente che psicologicamente. Questi mesi dettati da cambiamenti profondi, umani e materiali. Questi mesi che hanno segnato, senza darmi un attimo di sosta, il mio trentesimo anno di vita, mi hanno accompagnata a comprendere chi sono, cosa voglio e perché vivo!
Sì! Perchè viviamo? (guai a chi commenta con banalità questa domanda!)
Avevo dimenticato i miei valori e da dove arrivavo, quindi, cosa volevo e perché vivevo.
Avevo dimenticato della fatica che si deve fare per ottenere e mantenere ciò che si vuole e che si conquista. Che non ero libera perché potevo scegliere. Credevo di poter scegliere e di scegliere. In realtà ero imprigionata in quegli schemi arrugginiti che la società dell’immagine e del denaro mi aveva insegnato a desiderare ed a pormi come obiettivo. La cosa peggiore era la mia grande capacità di raccontarmela e di restarci – nonostante lo stordimento psicologico – ripetutamente male di fronte a tutte quelle situazioni che non volevo accettare perchè io ero diversa. Non ero in vendita ma il mio voler vivere in un certo modo e desiderare il raggiungimento di certi obiettivi, lavorativi e personali, mi portava inevitabilmente a scontrarmi con quel modo di vivere che non era il mio.
La bellezza, il dono del sapere e delle lingue. Il potere economico ed intellettuale. Il sapore della vittoria resa tale solo dalla popolarità. La diversità cercata in un atteggiamento o in un vestito. Insomma l’involucro. E dentro? Toc Toc…chi c’è?
Un eco. E lo smarrimento che cerca di capire da quale punto ha origine la voce.
L’invidia che porta inevitabilmente alla cattiveria e al malaugurio solo perche non siamo mai sazi. Non ci basta mai nulla. Non siamo mai contenti. Mai!