di Alessandro Nardone – Trovai quel biglietto da visita tra le pagine del libro che avevo finito di leggere in aereo, al mio rientro dai Caraibi, lo scorso dicembre. Quanto lo lessi pensai subito ad uno scherzo ma, con il passare delle settimane, quel biglietto continuava a stuzzicare la mia fantasia fino a quando, una notte, provai a chiamare quel numero. Beh, non ci crederete ma ad una settimana esatta di distanza sono partito alla volta degli Stati Uniti per intervistare lui, Tyler Durden. L’appuntamento era per l’una di pomeriggio al 537 di Paper Street, a Bradford. Scesi dal taxi e mi trovai di fronte ad una casa decadente, semi distrutta, che si addiceva perfettamente al personaggio. Feci i tre scalini e mi avvicinai alla porta, ovviamente il campanello non funzionava così aprii e, dopo essermi guardato attorno, provai a chiamare Tyler. “Vieni giù sono in cantina!”, mi gridò. M’incamminai lungo il corridoio fino a quando non vidi una lampadina penzolante che illuminava le scale che portavano alla cantina, mentre scendevo sentivo sotto i miei piedi lo scricchiolio del legno ormai usurato dal tempo, pochi passi ancora e me lo trovai di fronte: “Ehi, ce l’hai fatta a trovarmi, bravo!”.
Beh, veramente è molto strana questa cosa, sì voglio dire, sembra quasi che sia stato tu a trovare me…
E che differenza fa? Comunque è così, ero anch’io su quell’aereo e ti ho osservato, devo ammettere che all’inizio non ti avrei dato due soldi: tutto preciso, ordinato, vestiti firmati… poi ho visto che ti sei messo a prendere appunti, ed ho pensato che fossi uno scrittore o qualcosa del genere…
Diciamo di sì, scrivere mi piace molto… e con questo?
È proprio questo il punto, vedi migliaia di persone scrivere sull’aereo, colletti bianchi che fanno i loro conti del cazzo e invece tu… tu mentre scrivevi avevi un sorriso, si vedeva che ti piaceva da morire quello che stavi facendo, è per questo che ti ho lasciato il mio biglietto nel libro, perché volevo che scrivessi quello che penso del mondo, che lo facessi con quello spirito…
Grazie per la fiducia, in molti ti avrebbero pagato profumatamente per intervistarti…
Fanculo i soldi! I principi base di questa società li respingo, soprattutto il valore dei beni materiali…
Però senza i soldi, senza quei beni non potremmo sopravvivere, non credi?
Non è così, quante delle cose che possiedi hanno un’importanza vitale? Beh, te lo dico io, nessuna… la verità è che la pubblicità ci mette di fronte stereotipi del cazzo come macchine e vestiti, e noi passiamo la vita a fare lavori che odiamo per comprarci cazzate che non ci servono.
Concettualmente non hai tutti i torti, però come la mettiamo con l’economia, i posti di lavoro…
Omicidi, crimini, la “crisi economica” che i politici usano per spaventarci. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome d’un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie.
Posto il fatto che certe derive nichiliste mi spaventano ed in certi casi mi raccapricciano, non pensi di essere troppo… radicale? Sì, insomma, i ragazzi e le ragazze della nostra generazione hanno bisogno di un obbiettivo da inseguire, devono avere la possibilità di migliorarla questa società! Non credi di essere un po’ troppo disfattista?
Il problema è che siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita, siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene.
Su quest’ultimo tuo passaggio sono d’accordo, in fin dei conti con la fine del novecento e la “de ideologizzazione” della politica sono anche andati via via scemando alcuni valori nei quali riconoscersi, per i quali lottare. Con questo non voglio certo dire di rimpiangere ideologie totalitarie come il nazismo ed il comunismo, ci mancherebbe, dico soltanto che oggi viviamo l’estremo opposto.
Fuochino, fuochino.. eh eh sei ancora più sveglio di quanto pensassi! Il problema è che la società ti fa crescere mettendoti in testa che tu sei il lavoro che fai, i soldi che hai in banca, i tuoi vestiti firmati, la tua auto ma in realtà… non sei altro che la canticchiante merda del mondo!
Ah ah ah, non male come metafora! Dalle tue parole devo dedurre che sei contento della crisi economica che stiamo attraversando, che certa finanza speculativa stia pagando il conto…
Già amico, vedi, quello che io auspico è il crollo verticale della finanza intera. Pensaci bene, se crollasse la finanza verrebbero azzerati anche i debiti, quindi il mondo potrebbe ripartire da zero e ritrovare il riallineamento economico!
Ripartire tutti da zero… non male come prospettiva! Senti, so che del Fight Club non vuoi parlare, quindi torno all’argomento di prima facendoti una domanda su quello che sta accadendo in Italia, dove il gossip sta prendendo il sopravvento su politica e buonsenso…
Penso che il gossip sia merda, merda bella e buona, che i potenti di turno sbattono in faccia a chi gli piscia sulle scarpe. Quando vogliono toglierti di mezzo vanno su internet, cercano qualche tua foto, pagano qualche stronzo per dire le cose peggiori sul tuo conto ed il gioco è fatto… i media la fanno da padrone, amico, questo mettitelo bene in testa!
Beh, viviamo nell’era della comunicazione, oggi ha più potere un conduttore di talk show o il direttore di un giornale piuttosto che un governatore o un ministro… però in qualche modo dovremmo pur governare questo fenomeno, e tentare di migliorare noi stessi e la nostra vita, o dovremmo subire passivamente?
Fanculo i conduttori di talk show! E fanculo i politici! Stanno lucidando le maniglie sul Titanic. Va tutto a fondo, bello. Perciò vaffanculo tu e il tuo divanetto a strisce bianche e nere dell’Ikea. Io dico: non essere mai completo. Io dico: smettila di essere perfetto. E io dico: dai, evolviamoci, le cose vadano come devono andare. Per me, eh! Forse potrei sbagliarmi. Forse è una terribile tragedia.
Spero che ti sbagli, ma fino ad un certo punto, un po’ di pulizia ci vorrebbe, sono d’accordo, ma non vorrei certo perdere tutto quello che mi sono conquistato con le mie forze!
Ciò che possiedi finisce col possederti, è solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa.
Questo è vero Tyler, d’altronde a questo mondo cos’abbiamo da perdere, se non la vita?
tratto dal libro LA DESTRA CHE VORREI