di Giuseppe Massari – Dell’ultimo libro di Giampaolo Pansa, dal titolo carico di attese e di aspettative, andate miseramente perse e deluse, gettate nel calderone della commistione e della confusione: “La Destra siamo noi. Una controstoria italiana da Scelba a Salvini”, Rizzoli Editore, febbraio 2015, ne vogliamo parlare? Certo. Fermo restando e premesso che stiamo parlando e facendo riferimento ad un autore collaudato di libri. Ad uno che è passato per “revisionista”, nell’accezione più volgare del termine, per aver saputo spolverare dal dimenticatoio i morti che i figli di mamma resistenza e di papa antifascismo avevano trucidato nelle loro azioni sanguinarie durante i giorni bui della guerra civile, in maniera indiscriminata. Donne, bambini, ragazze, preti, seminaristi, ragazzi. Di ogni estrazione politica, sociale, provenienti da quella parte di contro resistenza o di resistenza non violenta, non vendicativa. Ad un uomo che non è stato “revisionista”, né in senso negativo e né in senso positivo, ma che ha saputo far resuscitare la storia nascosta, le tante storie volutamente cancellate; una storia già scritta da Giorgio Pisanò, “Sangue chiama Sangue” , che non ebbe analogo successo, perché gli anni in cui questa fu pubblicata grondavano di altro sangue, di spranghe, di bombe, di stragi i cui autori e i cui mandanti si facevano risalire alla Destra extramissina, extraparlamentare.
Comunque sia, Pansa ha avuto il merito di rompere la monotonia, la vulgata comunista, antifascista che i morti da considerare erano solo quelli di serie A, uccisi dagli alleati, dai fascisti. Quella lunga era editoriale, pare essersi esaurita. Ora, Pansa, volutamente, dichiaratamente ha scelto di offrirsi, ancora una volta, in pasto ai feroci faziosi della sinistra trinariciuta, non solo perché ritenuto uno che si è messo al soldo di Berlusconi; uno che, settimanalmente scrive sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Libero, quanto, perché si è messo a rivalutare la destra fascista, missina, postmissina, anticomunista da Scelba a Salvini, con questa sua nuova fatica editoriale. E’ evidente tutto il livore ma, anche, l’ignoranza di coloro che di destra non ne sanno nulla se non per averla combattuta, denigrata, osteggiata e ghettizzata. Come si può giudicare negativamente, da sinistra, un libro e il suo autore quando nel canovaccio dell’intero volume non si fa altro che confondere il moderatismo con la destra? Il democristianismo, presunto di destra, con la Destra vera, italiana, reale, autentica che, Pansa, nel suo scorrere di parole e di pagine non ha saputo unire, coniugare e declinare? Si trattava di una controstoria, come si legge nel titolo del libro, insorge qualche frettoloso osservatore, difensore d’ufficio, probabilmente. E’ vero ma questo non significa andare contro la storia. Pansa deve spiegare, più a noi di destra, incurante dei giudizi sciocchi che gli sono piovuti da suoi vecchi sodali e compagni di viaggio, che cosa ha significato mettere insieme e confondere in una mistura gli antenati, i padri della destra italiana Giovanni Gentile, Julius Evola, Giuseppe Prezzolini, Giovanni Guareschi, il comandante Junio Valerio Borghese, Giorgio Almirante, Indro Montanelli con quelli dei democristiani Mario Scelba, Amintore Fanfani, Emilio Colombo, Mariano Rumor, Tony Bisaglia o manager come Eugenio Cefis e Cesare Romiti, un eroe civile come Giorgio Ambrosoli o dei comprovati e compromessi personaggi alla Licio Gelli? I democristiani cosiddetti di destra, che dicevano cose di destra ma non da destra per raccattare voti da quell’ambiente, come i democristiani di sinistra facevano dall’altro e sull’altro fronte la stessa cosa, restando, gli uni e gli altri, nell’equivoco politico, tutto italiano, di comodo, durato cinquant’anni e oltre, chiamato centro. Crediamo che questa volta, Pansa, abbia toppato alla grande, soprattutto quando si è avventurato nello sporco e malizioso, infido e perfido gioco nel raccontare giochi erotici di alcuni leader politici con particolari, discutibili tendenze sessuali ed omosessuali. Pettegolezzi da osteria della politica, tipici, forse, ancora in uso nella sua Casal Monferrato.
Una bassezza di stile per dire che la Destra è questo: omosessualità, sfere sessuali improntate all’equivocità, all’equivoco. Forse, non era il caso di scrivere una controstoria, tra passato e attualità, perché non è stata scritta la storia vera della Destra in Italia, che non può essere quella che va da Scelba a Salvini ma che, Pansa avrebbe potuto benissimo scrivere se avesse usato gli stessi parametri, la stessa metodologia usati per raccontare la controstoria della guerra civile. Avrebbe dovuto scrivere Il sangue dei vinti 2 facendo riferimento, in maniera seria, imparziale ai barbari assassini compiuti ai danni di tante vittime innocenti ed ignare: dai fatelli Mattei a Carlo Falvella, a Sergio Ramelli, a Mikis Mantakas, ai ragazzi di AccaLarentia: Francesco Ciavatta, Franco Bigonzetti e Stafano Recchioni, ad Enrico Pedenovi, ad Ugo Venturini, a Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Da Emanuele Zilli ad Angelo Pistolesi, da Alberto Giaqunto a Stefano Cecchetti, da Francesco Cecchin ad Angelo Mancia e Paolo Di Nella. Avrebbe dovuto scrivere sulla stagione della destra italiana con la nascita di quella che fu la geniale e, purtroppo, incompresa intuizione politica e anticipatrice di Giorgio Almirante, la vera novità nel panorama politico italiano degli anni: la Destra nazionale, la Costituente di Destra per la Libertà, un sogno naufragato nelle secche di un vistoso tradimento a marchio democristiano, ovviamente di destra, secondo la visione del Pansapensiero. In quella storia della destra ci saremmo riconosciuti, avremmo potuto riconoscerci e dire con spavaldo orgoglio e coraggio: la destra siamo noi. Ripetiamo. Spiace constatarlo ma questa volta il giornalista “controcorrente”, che si perde nelle viuzze del gossip, che confonde la maggioranza silenziosa con una parte della destra italiana; che certi uomini di destra vengono dipinti non per quello che hanno rappresentato ma per la nicchia di fama, magari non positiva, che si sono costruita, è stato deleterio. Non è stato all’altezza del compito. Non è stato da persona comparabile al suo nobile e più recente passato di storico e di scrittore originale.
A sinistra hanno gridato allo scandalo per il suo revisionismo. A destra abbiamo ragione di sbandierare la sua vergogna e la nostra rabbia, perché è stato meschino e miserabile. E’ passato dalla verità ed onestà documentata e documentale alla disonestà più bieca, cinica. Ha messo sullo stesso piano alleati, complici, mercenari, traditori, asserviti, innocenti, ingenui, gente in buona fede. Ha messo sotto i piedi, trascurandola, la generosità di un popolo che non si è dato per vinto, anche quando trionfarono le catene della diserzione e del tradimento o le sirene che annunciavano l’approdo sui lidi del potere. Quasi una specie di sadismo contro la destra in una visione di masochismo gaudente e viscerale, come ai tempi del suo antifascismo, Ha offeso una storia, una identità, una cultura, una fede. I morti, i martiri, gli eroi di una famiglia politica ed umana uscita oltraggiata da questa bizzarra parodia editoriale e libraria Si è rivelato il realizzatore di quel proverbio famoso che recita: chi tradisce una volta, tradisce sempre.