di Alessandro Cocco – La mattina, davanti al caffè, parliamo di percentuali; a pranzo, tra un boccone e l’altro, fremiamo in attesa che qualcuno parli di differenziale e sospiriamo come teneri innamorati se un altro commensale pronuncia la parola “tecnici”; la sera, infine, il Loden è d’obbligo. Tutto è diventato pacatamente sobrio.
C’è però da chiedersi quale sia la causa di questa rivoluzione degna del più forte degli anestetici. C’è da domandarsi perché ora una pletora di rugosi nonnetti semisconosciuti possono permettersi di farci la predica praticamente su tutto.
Il motivo è semplice ed è sotto i nostri occhi: la politica è diventata una gran codarda. Le scelte “politiche” oramai passano solo attraverso istogrammi, grafici a torta e previsioni statistiche, e sono atte alla sola miope ricerca dei consensi. Nulla, infatti, nasce più da un principio, da una convinzione, da una idea o addirittura da una ideologia. Questo perché la classe politica attuale (non tutta, grazie al cielo) non riesce a veder altro che non sia la sua sopravvivenza, fosse anche solo un giorno in più. Ne consegue dunque che non si possono più prender determinate posizioni, dire talune cose piuttosto di tal altre, non si può rischiare di spaventare l’elettore, non ci si può permettere di sorprendere il cittadino, che invece, molto probabilmente, vorrebbe solo un po’ di chiarezza. Non solo. Il passo successivo è l’irritante gioco dello scarica barile, un gioco perverso fatto ai danni dell’elettore che viene messo nella posizione di non distinguere l’operato della parte politica da quella dei salvifici tecnici.
Forse, comunque, uno scatto di reni è ancora possibile e la classe dirigente ce lo deve, se non altro per risparmiarci tutto quel pruriginoso ed orribile tweed dei professori.