di Sara Consolino – Si è svolto ieri a Roma il convegno “Una destra per la Terza Repubblica”, promosso da decine di sigle, associazioni e testate giornalistiche, tra cui figura anche Prima l’Italia, la cui portavoce è Isabella Rauti.
L’obiettivo è quello di costruire una casa comune per la destra, per qualcuno un “ritorno ad Itaca” usando le parole della Rauti. La proposta è quindi quella di riaggregare la destra italiana in un unico “fronte nazionale ed identitario”.
I lavori, che sono iniziati in via di Ripetta già dalla mattina per continuare fino al tardo pomeriggio, si sono articolati in tre tavole rotonde. La prima su “Le speranze delle nuove generazioni per la destra che verrà”, una seconda sul “Percorso storico e valori fondanti della destra italiana” ed infine l’ultima, la più consistente, dal titolo “Identità politica e alleanze di governo per la destra del cambiamento”.
Molte le personalità che hanno contribuito al dibattito: dai più giovani assessori, consiglieri comunali e militanti negli esecutivi di Prima l’Italia e Gioventù Nazionale allo scrittore Alessandro Nardone, che ha usato l’espressione “Schengen della destra” per sottolineare la volontà di rimuovere i confini fra le varie anime della destra, Diego Fusaro (Filosofo e Ricercatore in Storia della Filosofia presso l’Università San Raffaele di Milano), Luciano Barra Caracciolo (Presidente di Sezione del Consiglio di Stato) e tanti altri. Frase, pronunciata durante la prima parte dei lavori, emblematica della fiducia riposta nelle nuove generazioni: “Dai giovani nasce il futuro, dai giovani di destra nasce l’Italia”, racchiude lo spirito con cui si sono affrontate le prime tavole rotonde.
L’ultima parte del convegno è stata introdotta dal vicedirettore del tg1, Gennaro Sangiuliano, e moderata dal direttore de “Il Tempo” ,Gian Marco Chiocci. Quelli di Isabella Rauti e Francesco Storace gli interventi più sentiti dalla platea. Quest’ultimo, molto appassionato, afferma: “Oggi inizia un percorso che non finisce domani mattina. Dobbiamo andare mandare un messaggio al Paese: convocherò il Comitato centrale il 19 aprile perché dobbiamo decidere se restare come tanti una ministruttura che gira per l’Italia, o una forza che partecipa ad un progetto più ampio. Ci sia la capacità di comprendere che il nostro problema è di ritrovarci. Voglio auspicare che da qui a giugno, dopo le regionali, non avremo l’ossessione di un partito ma quella di creare una comunità”.
Parla a braccio Isabella Rauti e fa un lungo intervento al quale seguono lunghi applausi dalla sala ormai gremita di persone.
I temi affrontati dalla portavoce di Prima l’Italia sono stati tanti. Il modello lepenista, la sua politica dal basso verso l’alto e lo sfondamento a sinistra mutuato dal pensiero di Pino Rauti, come modello ideale al quale guardare. La Lega di Salvini, visto non come alleato ma come interlocutore, dal quale ci si distanzia sia per il linguaggio sia per la storia, al quale non si vuole affidare il compito di colmare il vuoto lasciato a destra. La “destra sommersa” e la risposta da dare ad una forte domanda di politica identitaria, ripartendo proprio da Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, unica forza rimasta dichiaratamente di destra, ma tenendo sempre presente però la necessità di allargare il consenso. La volontà di formare una Destra sociale, popolare, nazionale, i cui punti fermi non negoziabili siano l’unità e la sovranità nazionale ed un’economia sociale di mercato. Una destra, oltre che movimentista, “A km zero, locale, genuina, autentica, tracciabile, che riscopra l’identità territoriale, senza distanza e vicina al popolo, ai reali bisogni delle persone. Km zero vuol dire stare sul pezzo, stare sulle questioni che toccano le vite delle persone. Bisogna trovare solo gli strumenti, di idee ce ne sono fin troppe” afferma la Rauti.
Infine conclude citando Ortega y Gasset ed esorta a “Puntare i talloni nel passato, partire dal presente, mettersi in marcia – più buio che a mezzanotte non è”.
Fote: Il Secolo Trentino