di Alessandro Nardone – A causa delle nuove norme in merito alle detrazioni fiscali varate l’altro giorno dal governo Monti, si è parlato molto del principio di retroattività, ovvero la capacità di un atto di estendere la sua efficacia anche al tempo precedente alla sua emanazione. Chiaramente, il legislatore si guarda bene dall’applicare tale principio quando l’atto in questione produce benefici, tutt’al più vi ricorre quando – come nel caso che citavo poc’anzi – si tratta d’introdurre una nuova gabella a carico degl’italiani.
No, non è mia intenzione parlare di manovre economiche ma, più banalmente, di prendere in prestito quel principio per un giochino che vorrei fare con voi. L’idea mi è venuta in mente leggendo degli ennesimi sviluppi sull’ormai annosa telenovela relativa alla “Casa di Montecarlo”.
Di fronte all’ennesima prova, stavolta pubblicata da L’Espresso, a dimostrazione del fatto che il signor Tulliani abbia usufruito di quell’appartamento, è seguita l’ennesima dichiarazione con cui Gianfranco Fini ha detto che, di dimettersi da Presidente della Camera, non ci pensa affatto. Insomma, in entrambi i casi, non c’è di che stupirsi.
Allora, ho pensato di pendermi una mia piccola rivincita, condividendo con voi quest’esercizio di ucronia.
Proviamo a immaginare per un attimo che, il principio di retroattività, possa essere applicato anche ai politici, per quello che sono stati in grado di fare nell’arco della loro carriera. Ovvio, tutti voi starete pensando che la pelle la salverebbero in pochi, ed io non posso che concordare con voi però, visto che si tratta del mio gioco, adesso ci limiteremo ad applicarlo solo al capo di Futuro e Libertà.
Tanto per cominciare, potremmo dire che, siccome ha palesemente rinnegato tutti i valori che lo hanno portato dov’è, la retroattività dovrebbe magicamente far sì che, il buon Gianfranco, non fosse preso in considerazione da Giorgio Almirante per fare il segretario del Fronte prima e del Msi poi. Questo genererebbe una sorta d’effetto domino, per il quale Fini non avrebbe mai fatto il parlamentare, non sarebbe mai diventato leader di partito né ministro o Presidente della Camera. Niente di niente.
Magari, se avesse sempre avuto le idee che manifesta oggi, lo vedremmo sgomitare al fianco di Nichi Vendola, chissà. In ogni caso, sarebbero fattacci suoi.
Mentre a noi, che ci siamo sempre riconosciuti nella destra, che differenza avrebbe fatto? Con ogni probabilità oggi non ci troveremmo ad essere divisi in mille rivoli, quasi certamente la FiammaTricolore non avrebbe mai smesso di ardere e, probabilmente, nel 1998, anziché il disastroso esperimento dell’elefantino, ci sarebbe stato il sorpasso su Forza Italia ed oggi, forse, non vagheremmo tra le macerie e la decadenza del berlusconismo ma, verosimilmente, staremmo vivendo l’epoca di un centrodestra vero e forte, perché fondato su valori solidi e non su leaders fini a se stessi.