di Alessandro Nardone – Caro Francesco, esiste un tempo per tutto, è vero, ma molto dipende da come lo si sfrutta, il tempo che si ha a propria disposizione. È un concetto che ho imparato con il trascorrere degli anni, e solo ora che ne ho trentasette e vivo la grande fortuna di una moglie meravigliosa e di una figlia stupenda, sono riuscito ad assimilarlo appieno. Ci sono cose per cui vale la pena vivere, ed alle quali è giusto dedicare il nostro tempo, ed altre che impariamo a scartare, perché dannose o, più semplicemente, inutili. Nel novero di quelle da non mollare mai, oltre all’amore per i nostri cari, ci sono certamente le nostre passioni, quelle che ci consentono di sognare ad occhi aperti oggi che siamo padri di famiglia, esattamente come venti o trenta anni fa. Sono la benzina, per chi ha la fortuna di averle.
Piccola precisazione: i fanatismi, di ogni risma, non fanno per me; nonostante questo mi trovo quì, a scrivere il tuo elogio. Molti potranno trovare la cosa incoerente, sbagliandosi di grosso. Già, perché la mia non sarà l’ennesima sviolinata ad un campione che non ha certo bisogno delle parole del sottoscritto per essere celebrato, ma la difesa di un mio coetaneo che ha saputo vivere con grande onore il suo sogno, incarnando e trasmettendo molti di quei valori la cui carenza è, forse, la causa più importante della disgraziata fase di declino che stiamo attraversando.
Da poche ore hai firmato il contratto che ti legherà all’As Roma per gli anni a venire, permettendoti di chiudere la carriera con indosso la tua seconda pelle, ovvero la maglia giallorossa. Un riconoscimento strameritato, ma non per questo scontato, come dimostrano svariati esempi nel mondo del pallone, ma non solo. Merito e risultati, troppo spesso non viaggiano di pari passo, nel nostro Paese. Ma tant’è. Vedi, Francesco, uno dei motivi – oltre a quelli calcistici – per i quali pur non conoscendoti nutro tanta stima nei tuoi confronti, è il tuo atteggiamento rispetto ad un altro pessimo sport tanto in voga dalle nostre parti, ovvero quello di sfruttare la prima occasione buona per dileggiare e puntare snobisticamente il ditino contro chi ha commesso un errore, dimenticandosi tutto il buono che costui aveva fatto in precedenza. Certo, l’invidia gioca brutti scherzi anche alle persone (apparentemente) dotate di maggiore intelletto ma, accidenti, da quì a produrre le quantità industriali di bile che negli anni ti hanno vomitato addosso, beh, ce ne corre.
Eppure tu, per dirla con Jovanotti, li hai sempre messi a tacere “praticando l’allegria”, rimanendo te stesso, quindi. In soldoni, parliamo di semplicità ché, poi, nel mondo artefatto del cosiddetto showbiz, è già di per sé un modo di essere controcorrente, non omologato.
Poi c’è la famiglia. Ecco, ammetto che solo adesso che sono padre, assaporo appieno il grandissimo impatto delle immagini di te che festeggi record personali e trofei insieme ad i tuoi figli. Considerato quanto affermavo all’inizio, ritengo che si tratti di una metafora dal significato potentissimo, attraverso la quale comunichi alla moltitudine di giovani che ti guardano e per cui sei il “Mito” da seguire che, nella vita, a contare non sono i macchinoni e le belle fighe, ma la famiglia e le soddisfazioni che siamo in grado di conquistarci con il sudore della fronte, piccole o grandi che siano.
Insomma, per farla breve, mi fa davvero piacere la consapevolezza che, nello squallidissimo campo di battaglia costellato da coloro che godono di notorietà e che, quindi, hanno una certa influenza nei confronti di chi li segue, continui a sventolare la tua bandiera.
Anche e sopratutto per questo, grazie, Capitano!