Saturday 23rd November 2024,
IL DESTRO // Idee che ti mettono al tappeto

Camilluccia e Casa del Fascio di Como: due destini per fortuna diversi

Camilluccia e Casa del Fascio di Como: due destini per fortuna diversi

di Vittorio Belluso – In questi giorni ho cominciato a leggere uno splendido libro dal titolo “Claretta Petacci”, edito nel 2012 da Minerva Edizioni e scritto dal mio amico Roberto Festorazzi, noto scrittore e storiografo. La figura di Claretta Petacci mi ha sempre intenerito ed affascinato, tanto che, coltivando il mio hobby di storico dilettante, ho letto diversi libri su di lei.

Una cosa che mi ha incuriosito del capitolo secondo del libro in questione, è la descrizione di villa Camilluccia, la residenza romana, progettata dagli architetti Vincenzo Monaco e Ugo Luccichenti, secondo lo stile razionalista degli anni Trenta, che aveva 32 locali distribuiti su due piani sovrastati da una terrazza. L’edificio era rivestito in marmo bianco.
Dal momento che Festorazzi, nel libro, sostiene che la residenza fosse dell’intera famiglia Petacci e non della sola Claretta, contrariamente a quanto avevo letto in altri documenti che descrivevano l’edificio come un regalo personale che Mussolini fece alla sua amante, oggi, per puro diletto, ho approfondito la cosa secondo delle tecniche di documentazione internettiane, da me sviluppate negli ultimi tempi.
Ebbene, che cosa sono venuto a scoprire?
  • Scopro che la villa Camilluccia fu abitata dalla famiglia Petacci per solo 4 anni, ovverosia fino alla caduta del regime fascista, avvenuta il 25 luglio del 1943, data dopo la quale Badoglio fece arrestare l’intera famiglia, confiscandone i beni, tra cui la villa in questione.
  • Scopro che, da un punto di vista architettonico, l’edificio era uno splendido esempio di architettura razionalista, considerata al pari della nostra Casa del Fascio di Como, progettata dal grandissimo architetto Giuseppe Terragni.
  • Scopro che, in segno di spregio, lo Stato italiano fece diventare l’edificio in un primo momento un orfanotrofio e, in un secondo, un albergo di lusso.
  • L’ultima cosa che ho scoperto, suscitando la mia più viva indignazione, è che quel meraviglioso edificio è stata abbattuto nel 1975 per far posto alla costruzione dell’ambasciata dell’Iraq.
Sto parlando dello stesso Carlo Argan che scriveva pallosissimi, pomposissimi e fumosissimi libri di storia dell’arte e, contemporaneamente, da bravo iscritto al Partito Comunista Italiano, scriveva articoli sull’Unità e su Lotta Continua, in difesa dell’anarchico Pinelli, colui che fu all’origine dell’assassinio del commissario Calabresi.
Memore dei discorsi che avvenivano nella mia famiglia, a quei tempi frequentata dall’establishment del Partito Comunista, in cui si desiderava l’abbattimento del nostro monumento comasco, la Casa del Fascio di Piazza del Popolo, il mio dubbio si tramuta in certezza:
Argan non credo sia stato all’altezza del ruolo che gli venne assegnato come storico di arte, e, probabilmente, nemmeno come Sindaco di Roma. (Se permise l’abbattimento di un monumento storico di grande valore).
I comunisti desideravano fortissimamente abbattere qualsivoglia monumento di stile razionalista, non perchè considerati brutti, ma perchè simboli imperituri e potenti di quel fascismo che loro odiavano visceralmente e che volevano estirpare dalla memoria collettiva nazionale.
Un’altra vergogna tutta italiana che ha portato alla perdita di un patrimonio culturale che ancora oggi ci viene invidiato nel mondo (la bibliografia di Villa Camilluccia è stata trovata quasi interamente su siti esteri link )

La cosa a mio avviso vergognosa è che, astro nascente della politica ed urbanistica romana, tanto da diventare in quel periodo sindaco della Capitale, fu quel Carlo Argan che tanto ho detestato negli anni del Liceo.

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1 Comment

  1. vittorio belluso 13 Ottobre 2012 at 11:00

    Mi son chiesto se, in quanto in procinto di diventare sindaco, Argan non abbia in qualche modo avuta una parte nella demolizione della Camilluccia.
    Bisognerebbe fare una ricerca per sapere se egli facesse parte o meno della precedente amministrazione.
    Comunque, in quanto eminente studioso di storia dell’arte, di fama nazionale tanto che io stesso, a quei tempi, ero “costretto” a studiare suoi suoi libri, ed in quanto cittadino romano, mi stupisce che non abbia presa una posizione ufficiale contro la demolizione del monumento storico.

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