Saturday 23rd November 2024,
IL DESTRO // Idee che ti mettono al tappeto

La questione settentrionale

La questione settentrionale

di Francesco Cappuccio – Mi chiedo quanti si siano accorti che in Lombardia, ma purtroppo anche in molte regioni del Nord, esiste la mafia (chiamatela pure ‘ndrangheta o come volete). Me lo chiedo perché ho assistito sbigottito al dibattito che in questi giorni ha accompagnato la vicenda Zambetti e Regione Lombardia. Stando ai fatti che ci sono stati raccontati dai mass media, ci siamo trovati di fronte ad un Assessore regionale che avrebbe chiesto i voti alla ‘ndrangheta in cambio di favori. Due le patologie. Un esponente politico. Che i voti dovrebbe chiederli esclusivamente alla gente. E la ‘ndrangheta. Che estende i suoi tentacoli nella ricca e produttiva Lombardia, perché in senso d’affari sembra non avere concorrenti. Ecco lo sbigottimento prima annunciato.

Tutti si sono concentrati solo sulla prima patologia. Condannando, ci mancherebbe, l’assessore che avrebbe chiesto favori alla ‘ndrangheta. Estendendo la condanna a Formigoni, passato sotto la luce dei riflettori ancora una volta per un’immagine sempre più offuscata da scandali e compromessi. Da qui il balletto delle dimissioni. La diatriba con la Lega per il contratto da Presidente della Regione a tempo determinato. I fraintendimenti fra Formigoni e la Lega. La base leghista che non ne può più. Formigoni che si richiama ai patti. Le minacce che pendono sulle altre Regioni, dove è attualmente in piedi la coalizione azzurro-verde. Ecc. Ecc. Vabbè. Ma la lotta alla mafia o ‘ndrangheta qualcuno la vuole fare? Vogliamo lasciare la Lombardia e gli altri territori del Nord in mano alla mafia?

Ecco allora che si impone la “questione settentrionale” che fa rima con “questione morale”.

Mi piacerebbe che le forze politiche e quelle che fanno opinione deviassero il percorso intrapreso. Sono d’accordo con Eliana Farina, segretario regionale de La Destra in Lombardia, quando dice che non basta sapere se Formigoni finirà la legislatura nella scadenza naturale o se dovrà finirla ad Aprile come vuole la Lega. Perché la mafia resta sempre lì, con la sua capacità di infiltrarsi dove ci sono affari che contano. E con disinvoltura. Allora, fa bene La Destra in Lombardia a chiedere l’istituzione della Commissione regionale antimafia. È un segnale forte che è dato al mondo politico lombardo, quello presente nelle istituzioni. Troppo distratto, come al solito, a preservarsi senza pensare a quanto accade ai cittadini. In questo caso ai lombardi. A quegli imprenditori che devono confrontarsi con un sistema economico sociale, quello appunto lombardo, drogato dalla presenza della mafia. Cioè d’imprenditori mafiosi. Perché è di questo che stiamo parlando. Di un fenomeno cominciato tanti anni fa quando i capi mafia meridionali furono esportati, sotto sentenza, nelle carceri del nord. Dove i giudici pensarono di farli redimere, isolandoli. Trovandoseli, oggi, addirittura imprenditori.

Ci sono mappe del territorio lombardo che dimostrano la presenza del malaffare. Ci sono strumenti adottati dalle imprese in odor di mafia che sono conosciuti dalle forze investigative. Manca la volontà della classe politica, quella che dirige, di arginare il fenomeno. Allora, noi, che siamo gli eredi ideali del Prefetto Cesare Mori, ci richiamiamo a quei valori. A quei metodi. La lotta alla mafia come primo punto nell’agenda lavori di qualsiasi governo, a qualsiasi livello, per liberare il territorio da una presenza soffocante per tutti quegli imprenditori che vogliono investire sul proprio territorio. Evitare che si lasci il campo ai soli che scendono a patti con la mafia. Come accaduto in altre regioni d’Italia. Dove, aziende compromesse, volenti o nolenti, hanno finito per monopolizzare il mercato. Anomalo. Quello delle solite iniziative, improduttive per il territorio, depresso economicamente, e determinanti per un tasso di disoccupazione tale da causare l’emigrazione dei giovani. Dove, un’azienda sana, non ha voglia di investire perché già troppo stritolata da pressione fiscale per accettare le logiche imprenditoriali mafiose. La questione meridionale, di triste memoria. Da risolvere e non esportare al nord. Dove, ci si auspica, le forze politiche cominceranno a prendere provvedimenti, prima che sia troppo tardi.

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