di Davide Tedeschini – Qualche giorno fa su twitter chiedevo: “Ma cos’è Atreju?” Mi hanno risposto diversi followersnon cogliendo il sarcasmo della domanda. Un appuntamento fatto per giovani e che dovrebbe attirare giovani alla politica?Un appuntamento per giovani del PdL o exAn nel PdL? Mi facevo domande del genere: quanto bisogna essere giovani per fare un incontro politico in cui le forze in campo non ci sono più da 20 anni? Pensavo: “io da giovane andavo a ballare…”. Cosa sono le politiche giovanili e cosa ci fanno i giovani lì? Forse anche questo appuntamento ha tradito il suo senso, la sua funzione propositiva infranta nelle immagini di giovani in cravatta tipo wallstreetdalle quali emerge una sorta di aristocraziaobsolescente, come quella un tempo da loro criticata.
Ragazzi intervenuti per ascoltare o diventare i prossimi ‘Fiorito’ ho pensato, per chiedere un lavoro, assistere inermi al disfacimento del PdL, lanciare o prendere monetine, perché? Io ho sempre avuto difficoltà nel far parte di settori giovanili di destra, diciamo che a Roma le politiche giovanili si facevano e continuano a fareindirettamente nei centri sociali, senza che gli utenti ne abbiano coscienza. In quellidi ‘sinistra’dove c’è accesso gratis o con una quota minima e si può ballare, seguire un concerto, fare una mostra d’arte e che occupano il centro di Roma. In quelli di ‘destra’ altra storia, altra cultura ma simili obiettivi.I centri sociali occupati autogestiti sono anche istituzioni finanziate massivamente e pubblicizzate come grossi enti culturali in cui vanno a cantare gruppi e nomi di etichette siae, solitamente al soldo della sinistra. I centri di destra come Casa Pound sebbene molto contestualizzati esteticamente, (e spessoper questo incomprensibili ai più), propongono oggi interessanti alternative. In entrambi i casi c’è un’offerta che sia l’industria che la piccola impresa non offrono.
E’ così che nel pubblico del csoa(centro sociale occupato autogestito) si mischiano anche ragazzi della ‘Roma bene’, studenti di ogni estrazione sociale e orientamento politico tranne quelli più impegnati nell’estrema destra. Nei vari csoasinistroidi c’è spaccio di droghe pesanti e leggere, fumo, acidi, pasticche e ciò spesso passa inosservato, come se l’illegalità dell’uso di certe sostanze sia un’anomalia tutta italiana(quando in alcuni parti d’Europa l’uso delle droghe leggere è tollerato se non permesso: non solo Amsterdam ma anche Spagna, Svizzera e alcuni paesi dell’est). D’altronde è ben diversa la solafrequentazione di uno di questi posti dalla militanza radicale per la liberalizzazione delle droghe. Come è diverso che un candidato alle elezionine faccia un suo cavallo di battaglia: e tutto ciò è difficile spiegarlo a gente di 14 anni. Insomma centri sociali frequentati da ragazzi che si fanno un’idea politica che si manifesterà nelle urne. Centri sociali di destra e sinistra, accomunati col concetto di occupazione di tempo, spazio, parole come atto di ‘riappropriazione della sovranità del popolo’in tempi di plutocrazia governante. Anche la ‘destra’ infatti occupa per motivi culturali e sociali: la stretta su piccole imprese come ‘gallerie d’arte fai da te’o testate giornalistiche, diventa tale che non si può più criticare il centro sociale ma ammettere la sua funzione culturale e sociale: le gallerie prestigiose nel centro metropolitano, (analogamente ai giornali finanziati delle banche)non hanno alcuna intenzione di accettare nuove leve o fare scouting, orientandosi solo sulla coltivazione dei rampolli dell’industria e dell’alta finanza. Anche in questo campo, la ‘cultura’, il ‘liberismo’ di Forza Italia e della CdLhanno fallito, rivelandosi un mero strumento di mantenimento dello status quo: le piccole e medie imprese chiudono e l’unica soluzione culturale è fare politica.
Appare in tutta la sua attualità la disgustosa dichiarazione di Marchionne (a.d. Fiat) su Firenze: “una povera, piccola città”. Com’è possibile arrivare a tanto?Francesco Storace segretario nazionale del partito La Destra e grande conoscitore della politica italiana dichiara: “Se noi che eravamo abituati alla contrapposizione destra/sinistra, (vedendone andare a governare una delle due) vediamo mancare questa contrapposizione ne scorgiamo una nuova: banche/popolo”. Affermazione che invita a ricodificare il concetto di destra e anche sinistra.E cos’è l’occupazione politica se non un riappropriarsi di spazio al Popolo, di ‘sovranità’ sia esso di destra che sinistra? Qui non si farnetica in maniera estremista: è la cruda realtà dicomuni e periferie metropolitane prive di servizi e infrastrutture. Biblioteche, sale comunali, antiquari, piazze e luoghi di ritrovo di cui spesso si parlaper i giovani sono in realtà il bar, kebbabbaro, la pizzeria dell’egiziano, ilmuretto o la bisca. E ancora: discoteche, pub, discopub, cinema, centri commerciali. Luoghi in cui non c’è più traccia di arte, artigianato, solidarietà o tematiche sociali, in cui il capitalismo si mette in evidenza in tutta la sua schiacciante prepotenza e vince sulla già fragile psicologia adolescenziale. La galleria d’arte privata diventa in questo caso un’anomalia che neanche un piccolo comune suburbano si permette di finanziare se non parte di un circolo di cambiali elettorali, preferendone il centro anziani, o la sagra di paese, o la convention nella villa di campagna dell’amico facoltoso. E allora ben vengano i centri sociali occupati. Così anche il giornale di provincia, sempre a rischio chiusura. Le periferie hanno anche una triste storia dimorti sulle strade, di droga, di abbandono anche a causa di questa prepotenza economica. Un giorno un prete, mi ha fatto vedere un quadro costituito da fototessere che occupava una parete intera del convento(simile alle opere dell’artista contemporaneoBoltansky). Erano le foto dei ‘morti’ di incidente stradale sulla Nomentana, sulla Palombarese: strade consolari della Capitale.
Eh si, perché per andare a ballare bisogna prendere la macchina o la moto: il servizio pullman rappresenta un rischio di notte a prescindere dalla retorica dell’antimmigrazione. E perché in periferia appunto, non c’è niente: se si vuole fare qualcosa, bisogna arrivare al ’non luogo’ più vicino: il centro commerciale.Insomma pur stando a 15 km dal ‘centro’ si è isolati.Non c’è la fitta rete di metropolitane o bus come a Parigi o Londra. Neanche c’è il tanto vituperato centrosociale occupato di sinistra. Le amministrazione di centrodestra si portano in eredità incapacità per le politiche giovanili: non é‘colpa del destino’ se i giovani muoiono sulle strade o usano droghe. Inutile poi andare ai funerali, se si vedono costretti ad andare a ballare lontano e quindi a prendere la macchina, magari dopo aver bevuto superalcolici o fatto uso di droghe magari per sbaglio o per non sentirsi diversi, o per fare un’esperienza. Cosa fare contro la droga e l’alcool e per la sicurezza sulle strade? Cosa fare per rendere meno aliena ai propri giovani cittadini la realtà locale? In questo panorama scoraggiante appare lodevole l’iniziativa di ‘discoteca in piazza’ intrapresa da La Destra a Fonte Nuova (una di quelle ‘periferie’ abbandonatedi Roma)per festeggiare l’incarico di Gioventù Italiana conferito a Emanuele Volpi. C’è stato un preliminare sondaggio tra ragazzi, deejay e p.r., tra i quali abbiamo avuto defezioni perché sul manifesto c’era scritto: “No droga” (questa la triste verità): ma i ragazzi intervenuti (non pochi, né tanti) erano contentissimi, non credevano ai propri occhi e alle proprie orecchie.
Il porchettaro e il bibitaro non sono venuti per andare alla sagra dell’uva di una vicina città ma è venuta una coppiadi adolescenti che faceva crepes. La musica era da rave party: hardcore, tecno e progressive, molto fastidiosa, tanto quanto le orribili e disgustose sagre di paese che non fanno chiudere occhio l’estate e bruciano migliaia di euro dei contribuenti solo come cambiale elettorale. Invece la festa della Gioventù italiana era autofinanziata e niente alcool né droghe. Abbiamo rispettato gli orari: alle 24 la musica si é spenta, anche se é sabato e poi a casa.Oppure(non possiamo impedirlo) si parte per chissà dove. Ma abbiamo rotto il muro del ‘silenzio’ e questo oggi lo può fare solo La Destra e la Gioventù Italiana con La Destra e tutti quelli che condividono l’esigenza di riappropriare spazio, tempo parole alla cultura e ai giovani, riconquistare sovranità è anche questo.