di Luca Battista – Esiste una storia d’Italia che è parallela a quella che viene insegnata nelle scuole; è una storia che rappresenta l’ombra di quella stampata sui libri di testo: si tratta, per lo più, di gesta eroiche e di estremi sacrifici compiuti per senso dell’Onore e del Dovere, i cui protagonisti e simboli sono destinati a rimanere pressoché sconosciuti.
Il Leone di San Marco rappresenta bene la storia sommersa della nostra Nazione: sappiamo che era il simbolo della Serenissima Repubblica Veneta, ma non viene insegnato quanto la Serenissima abbia influito, in termini di Civiltà, alla costruzione del nostro Paese.
Nel 1797, con gli Austriaci ormai al governo della Serenissima Repubblica Veneta, il gonfalone di San Marco, custodito a Perasto (nell’attuale Montenegro) da una compagine di fedelissimi soldati di terra e di mare, fu sepolto – dopo esser stato bagnato dalle lacrime di tutti gli abitanti della cittadina – sotto l’altare del Duomo con la promessa di mai finire in mani non Veneziane.
“Ti con Nu, Nu con Ti” (Tu con Noi, Noi con Te) fu il giuramento fatto al Leone di San Marco da quel manipolo di eroi.
La simbologia non è mai casuale: ancora oggi, infatti, sotto le insegne del Leone Alato di San Marco possiamo riscontrare i valori che caratterizzarono la Serenissima: il Reggimento fanteria di Marina “San Marco” si distingue nel mondo per senso del Dovere, Coraggio e spirito di Sacrificio dei propri Uomini, degni eredi dei gonfalonieri di Perasto, difensori dell’Italia e dell’Italianità.
Riconosciuta l’altissima competenza militare del Reparto, i fanti di Marina sono posti anche a sicurezza delle navi mercantili Italiane che viaggiano nel mondo, spesso vittime di violenti atti di pirateria;
Ed è stato per difendere il mercantile sul quale erano di servizio che il 15 Febbraio 2012, due nostri Soldati – Massimiliano La Torre e Salvatore Girone – aprirono il fuoco contro un’imbarcazione sospetta che non aveva rispettato le giuste intimazioni di cambiare rotta mentre si dirigeva verso la nave battente bandiera tricolore, inducendo così i nostri militari a pensare di essere sotto attacco.
Nello scontro a fuoco, avvenuto in acque internazionali, morirono quelli che poi furono riconosciuti come semplici pescatori di nazionalità Indiana.
Le Autorità Indiane, più vicine per competenza territoriale ai mari dove avvenne l’incidente, indussero con inganno il comandante del Mercantile ad approdare nelle acque sotto il controllo del Governo di Nuova Dehli, al fine di arrestare ingiustamente i Soldati Italiani.
Oggi, ad otto mesi dall’incidente, il governo italiano ha miseramente ottenuto soltanto che i nostri Uomini non siano detenuti in un carcere Indiano, ma in un Albergo della capitale indiana.
Per tutto questo periodo, abbiamo visto in televisione le immagini di Massimiliano e Salvatore impeccabili nelle loro uniformi pulite e con lo sguardo fiero tipico dei Leoni, in India ad aspettare un’Italia che troppo in fretta si dimentica dei propri Figli.
Forse avrebbero dovuto morire come gli eroi di Nassirya, i nostri, per poter ricevere le giuste attenzioni della politica e della diplomazia italiota? Invece si sono difesi e hanno neutralizzato quella che si presentava come una minaccia. Poco importa che si rivelasse successivamente disarmata; se il peschereccio fosse stato imbottito di esplosivo avremmo dovuto rassegnarci a vedere altre bare avvolte nella bandiera tricolore e versare altre lacrime, pur di non ferire la “sensibilità” di altre nazioni?
Il Governo Indiano detiene illegalmente due militari Italiani da otto mesi, crediamo sia giunto il momento di far capire a questi signori che le Leggi internazionali vanno rispettate e che ricattare una nazione usando stratagemmi meschini è rischioso.
Chiediamo a gran voce al Governo Italiano un intervento Militare per la liberazione dei nostri Soldati, rei soltanto di aver compiuto il proprio dovere in mari infestati di pericoli perché quel Governo che li sta incarcerando non è in grado di garantire sicurezza o, peggio, forse è anche connivente con i moderni Pirati. Fino alla liberazione di Massimiliano e Salvatore, ogni Italiano dovrebbe farsi portavoce di questa causa, boicottando tutta l’economia indiana presente nel nostro paese, dal ristorante di periferia fino alla concessionaria di lusso Land Rover (ceduta all’indiana Tata); non venga speso un euro che possa finire in tasche indiane!
Sosteniamo i nostri “Marò”!
“Ti con Nu, Nu con Ti”, Salvatore e Massimiliano!